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  • Immagine del redattoreValentina Ivana Chiarappa

Le miracolose virtù dell'aloe


Pubblicato su "Lo Stilo" agosto 2001


L'Aloe, una pianta della specie di quelle grasse, conosciuta nelle più antiche civiltà, dalla egizia all’indiana, come la “pianta dell’immortalità” o come la “guaritrice silenziosa”, ha subìto una consistente fase di declino, nell’ambito del suo uso curativo, in coincidenza ed a causa dell’avvento della medicina cosiddetta ufficiale, basata su rimedi di origine chimica.


Solo da qualche decina di anni l’Aloe sta riscontrando un nuovo periodo di successo, ed è ormai molto comune ed agevole reperire prodotti di bellezza e curativi con componenti a base di estratti di Aloe.


Ma le antiche origini dell’impiego terapeutico della nostra pianta, delle quali è possibile trovare testimonianza nei libri più arcaici della nostra storia, quali la Bibbia o i testi di medicina ayurvedica, la prima scienza medica del mondo, ci spingono ad approfondire le fonti delle proprietà medicamentose dell’Aloe, al di là di quelle sfruttate esclusivamente a scopo estetico.


Questa eccezionale pianta contiene sali minerali, enzimi, vitamine e aminoacidi; sul nostro pianeta ne sono presenti più di 250 specie, ma quella che risulta avere la più alta concentrazione di tali principi nutritivi è nota come Aloe Arborescens.


L’alto contenuto di sali minerali, tra i quali il ferro, il potassio, il calcio, il magnesio, il fosforo, il rame; di vitamine, quali la A, C, B1, B2, B6, B12, E; di enzimi, tra i quali l’amilasi, la lipasi, la cellulasi; di aminoacidi, come l’acido aspartico, l’acido glutammatico, la leucina, la lisina; e, come da recente scoperta, di Rhodium e di Iridium, fanno dell’Aloe uno straordinario rimedio medicamentoso.


Ma, a quale scopo curativo veniva e viene, oggi, utilizzata l’Aloe? Questa pianta contiene ben venti aminoacidi dei ventidue presenti in un organismo sano, è consigliata nei disturbi dello stomaco, al fine di stimolare l’attività del cuore, nei casi di ustioni solari e non, è un potente cicatrizzante, blocca la proliferazione dei batteri, agevola il risanamento delle lesioni epidermiche e delle infezioni orali.


Ma la vasta diffusione, avvenuta negli ultimi anni, dell’uso curativo dell’Aloe, si deve maggiormente alla divulgazione a livello mondiale di una particolare ricetta, il cui componente principale è, appunto, l’Aloe Arborescens, nota come “ricetta di Padre Zago” dal nome di colui che ne è venuto a conoscenza e che ha reso nota al mondo intero, a dispetto dei contrastanti interessi dell’industria farmaceutica, la storia di un antico rimedio tramandato di generazione in generazione nei luoghi più miseri del Brasile.




Padre Zago pervenne alla cognizione della famosa ricetta, grazie ad un suo collega, il quale, svolgendo la propria missione, appunto, in Brasile, aveva notato che tra le popolazioni povere che assisteva, era presente un’alta mortalità per fame e stenti, ma mai per cancro. La constatazione lo incuriosì, e venne così a conoscenza dell’ormai noto metodo assolutamente naturale, mediante il quale è possibile curare il cancro e molte altre malattie.


La ricetta è composta da foglie di Aloe Arborescens, miele vergine integrale e grappa; è lecito chiedersi come mai un metodo così semplice ed economico in grado di sconfiggere uno dei più gravi mali dei nostri tempi, non sia stato largamente diffuso attraverso i mass-media; la risposta a tale quesito è permeata di una notevole ovvietà: sono sempre gli invincibili interessi politici a muovere le fila di questo povero mondo; perché danneggiare il florido mercato farmaceutico? Non è sufficiente a tale scopo, a quanto pare, la guarigione di milioni di persone, molte delle quali indigenti ed impossibilitate ad affrontare costose cure.


Tale ricetta possiede la capacità, comprovata da varie ricerche di laboratorio, di purificare il sangue e di assicurare lo stato di salute, e ciò a causa del sinergico operare dei tre elementi di cui è composta; la grappa è necessaria al fine di permettere la conservazione del rimedio e per consentire la vasodilatazione che facilita ed accelera l’azione depurativa dell’Aloe. Il miele ha, invece, l’attitudine a penetrare agevolmente nell’organismo.


I risultati dell’esperienza clinica effettuata dall’oncologo e ordinario di cattedra presso l’Università La Sapienza di Roma, Prof. Giuseppe Zora, su 47 pazienti di varie età affetti da malattia neoplastica maligna in fase avanzata ed in progressione veloce, e trattati con la ricetta di Padre Zago, Lipopolisaccaridi e Melatonina Coniugata e Ritardata, sono stati rivelati durante il 2° Convegno sull’Aloe, tenutosi il 27 marzo del 1999 a Grancona (VI).


Gli esiti in questione hanno evidenziato l’importante effetto dell’uso della ricetta, abbinato ad una corretta alimentazione, la quale ultima, come scrive Roy Martina, si sintetizza in poche regole: mangiare cibo naturale, il più possibile crudo, mangiare frutta al mattino, mangiare cibo più sano possibile (integrale), masticare bene prima di inghiottire il cibo, essere grati all’Universo per ciò che abbiamo, bere piccoli sorsi durante il pasto o non bere affatto.


Ma, tornando ai risultati della citata sperimentazione, concludiamo con un importante dato: sui pazienti trattati per la durata di sei mesi, è stato riscontrato un netto miglioramento delle condizioni generali ed ematologiche, più spiccato in quelli, tra di essi, che non erano stati sottoposti, prima della somministrazione della ricetta, a chemioterapie e/o radioterapie.


Medicina dolce

RICETTA DI PADRE ZAGO

Ingredienti: mezzo chilo di miele vergine integrale, 40-50 ml. di grappa, whisky o cognac, 350 gr. di foglie di Aloe Arborescens prese da una pianta di almeno 3-5 anni.


Pulire e privare delle loro spine le foglie, frullarle insieme al miele e alla grappa per circa un minuto. Tale preparazione va conservata in frigorifero.


Nei casi di malattia grave il composto va assunto tre volte al giorno nella misura di un cucchiaio mezz’ora prima dei pasti fino al suo completo esaurimento. Il trattamento va ripetuto diverse volte durante l’anno.


Nei casi di normale stato di salute è, comunque, consigliabile utilizzare il rimedio due o tre volte all’anno, assumendone un cucchiaio al giorno prima della colazione, allo scopo di disintossicare e rigenerare l’organismo.


E’ possibile, nei primi 4-5 giorni di trattamento riscontrare sintomi di diarrea: è un effetto del tutto normale e, anzi, indica che il rimedio sta agendo sul nostro organismo.


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