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  • Immagine del redattoreValentina Ivana Chiarappa

Ritalin ai bambini

Pubblicato su "No Comment" - anno IV n.33 - agosto 2007

I reali effetti dannosi e le gravi ripercussioni sul cervello che il noto narcotico procura nei bambini, ai quali tutt’ora medici e pediatri prescrivono il farmaco.


L’ultimo decennio ha visto nel mondo occidentale il preoccupante incremento delle prescrizioni mediche di Ritalin, il narcotico legale derivato dall’anfetamina, a bambini ed adolescenti sofferenti di disattenzione ed irrequietezza, ossia della cosiddetta sindrome del “saltamartino”.


Tale fenomeno, insieme alle evidenze derivanti dalle recenti analisi scientifiche relative agli effetti estremamente nocivi derivanti dal consumo del farmaco in oggetto, fanno ben comprendere l’assoluta imprudenza impiegata dai medici nei confronti del Ritalin.


Anche il nostro paese corre il rischio di diventare luogo di facile diffusione di tale dannoso stimolante chimico, come testimoniano i vari movimenti popolari contrari al suo impiego, che si stanno spontaneamente formando sul territorio in difesa della parte più debole della popolazione.


Ritalin e sindrome da ADHD

L’uso terapeutico del Ritalin nei bambini e negli adolescenti ha avuto un notevole sviluppo negli ultimi anni e tale incremento, secondo il prof. Lehmkuhl (Clinica e policlinico di psichiatria e psicoterapia infantile e adolescenziale dell’università di Colonia), è da porre in correlazione con l’intensificarsi delle sindromi ipercinetiche diagnosticate in questa giovanissima fetta della collettività.


Tale patologia si manifesta con un’attività anormale cui conseguono disturbi di attenzione, concentrazione, apprendimento, socialità. Sulla scorta di tali motivazioni, negli USA si stima che la somministrazione del Ritalin venga effettuata al 2,2% dei casi di ADHD nella fascia di età cha va dai 5 ai 15 anni. Tale sigla designa la sindrome da deficit di attenzione con o senza disturbi ipercinetici.


Trattandosi, però, di una terapia farmacologia per la quale non sono stati elaborati opportuni studi a lungo termine in relazione alle sue eventuali conseguenze dannose e che non è supportata da sufficienti informazioni statistiche concernenti il suo valore curativo, il numero di 41.000 bambini e adolescenti trattati con questo narcotico solo in Germania, messo a confronto con quello dei tossicodipendenti nello stesso paese (120.000) appare preoccupante.


Effetti delle anfetamine e derivati

L’azione di psicofarmaci quali le anfetamine ed i suoi derivati, come il Ritalin, non è affatto chiaro. La complessità delle relazioni esistenti tra i neurotrasmettitori (sostanze chimiche rilasciate dalle terminazioni nervose per la trasmissione degli impulsi attraverso la sinapsi), rende, infatti, estremamente incerto l’esito di eventuali alterazioni dell’attività di neurotrasmissione nel cervello umano effettuate per mezzo di sostanze estranee.


L’intervento atto ad inibire o ad eccitare l’azione di uno specifico neurotrasmettitore provoca, direttamente o no, un’inibizione o un’eccitazione di diverse altre strutture di neurotrasmettitori con conseguenze non prevedibili tra le quali, persino, l’aggravamento dei sintomi originari.


Il neurotrasmettitore adrenalina svolge la funzione di accelerare il battito cardiaco in situazioni di sforzo, invogliare reazioni di attacco o fuga, accrescere la forza muscolare e allargare i polmoni. I ricercatori farmaceutici riuscirono ad isolare il principio attivo biochimico simile all’adrenalina, l’efedrina, estratta da una pianta medicinale cinese. Negli anni ’30 fu scoperta una sostanza chimica di laboratorio affine all’efedrina, appunto l’anfetamina utilizzata inizialmente solo contro l’asma. Ma presto ci si rese conto che tale sostanza di sintesi agiva anche da stimolante del sistema nervoso centrale, come la cocaina la cui commercializzazione era stata vietata da norme legislative.


Il Ritalin, infatti, contenendo anfetamina, causa i medesimi effetti psichici della cocaina; maggiore stato di veglia, euforia, riduzione dello stimolo della fame, resistenza corporea e mentale. Ma, come per le droghe, anche per l’anfetamina solo dosi sempre maggiori possono compensare l’assuefazione che si crea velocemente, dando origine a fenomeni di tossicodipendenza.


Per tale motivo è stata varata una precisa normativa relativa ai narcotici contenenti anfetamina e derivati, secondo la quale questi ultimi sono utilizzabili unicamente nei casi di narcolessia (attacchi di sonno incontrollati), di iperfagia (patologico bisogno di cibo) e di patologie ipercinetiche in bambini e adolescenti.


A fronte del sorprendente effetto a breve termine del Ritalin, le gravi conseguenze derivanti dal suo uso: depressioni, psicosi paranoico-allucinatorie, anoressia, inibizione della crescita, schizofrenia, inclinazione alla violenza, ci fanno comprendere la possibilità che si possa sviluppare nelle future generazioni una predisposizione alle malattie depressive nonché alla dipendenza da stupefacenti. Inoltre, nel caso in cui la terapia a base di Ritalin venga interrotta per problemi di intolleranza, i sintomi iniziali possono ripresentarsi in modo ancora più aggressivo creando, così una sorta di circolo vizioso.


Rimane da chiedersi se per coloro che prescrivono il Ritalin vale ancora il vecchio principio medico in base al quale non bisogna arrecare mai danno o se invece sia necessario un intervento legislativo che dichiari tale prodotto illegale.


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