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  • Immagine del redattoreValentina Ivana Chiarappa

Geoterapia. La terra che guarisce: l'argilla


Pubblicato su "Lo stilo" nel marzo 2001 La geoterapia si estrinseca nell’ingestione terapeutica di terra per via orale o nella sua applicazione locale dove necessita.


Nella filosofia di tale pratica curativa, il principio basilare consiste nel considerare la funzione che svolge la terra: essa crea tutta l’alimentazione, depura, aggiunge qualità all’acqua ed, in generale, è responsabile del rinnovamento dell’intero pianeta. Da tali caratteristiche deriva la sua rilevanza in campo patologico.


Coloro che caldeggiano la geoterapia ritengono responsabile di ogni malattia la febbre gastrointestinale, la quale caratterizza qualsiasi degente. Tale stato febbrile può manifestarsi esternamente, ma spesso non si palesa, nascondendosi nelle viscere e provocando, così, la putrefazione intestinale, colpevole di innumerevoli patologie. Nell’ambito di tale visione, il ristabilimento biologico passa attraverso la regolarizzazione del processo digestivo, mediante la quale si ottiene l’abbassamento dell’anomala temperatura del tubo digerente.


La terra costituisce lo strumento più adatto per conseguire tale risultato, in quanto la decongestione delle viscere, che essa provoca, farà affluire sangue alla pelle, comportando, così, il salutare equilibrio termico.


Il fango è il risultato della fusione della terra e dell’acqua: i due fattori fondamentali della vita organica, i quali, nella loro unione causano l’evoluzione di ogni elemento che possieda in sé il germe della vita ed, al tempo stesso, la decomposizione della materia morta per renderla, a sua volta, rigenerante. Nell’ambito della geoterapia vengono impiegati come rimedio l’argilla, la terra ed il fango.


L’argilloterapia costituisce, tra le varie terapie alternative che adottano principi tratti dalla natura, una delle forme di cura più antiche. Basta ripercorrere la storia degli ultimi due millenni per verificare il diffuso uso di tale rimedio come trattamento per svariate malattie.


Da Ippocrate, che impiegava l’argilla esternamente quale antidolorifico, e Plinio il Vecchio che ha redatto un vero e proprio trattato su tale miracolosa terra, con suggerimenti riguardanti la sua raccolta e preparazione, fino ad arrivare al noto Galeno, medico dell’imperatore romano Marco Aurelio e Avicenna, suo collega mussulmano, sono davvero cospicue le testimonianze sull’uso di tale elemento.


L’argilla è una terra molto grassa, costituita di silicato idrato di alluminio. In questa categoria traviamo le argille più grasse, e quelle, viceversa, più magre, a seconda della quantità di argilla mescolata a sabbia; le grasse contengono allumina in proporzione superiore al 30%, le magre contengono il 22-24% di allumina.


Con la nascita della medicina basata sui rimedi di origine chimica, l’argilloterapia ebbe un periodo di calo, che terminò solo dopo alcuni secoli, con l’amara constatazione del fallimento dei farmaci in varie gravi patologie e, quindi, la riscoperta di tale antico trattamento ad opera, in particolare, del terapeuta tedesco Adolf Just, il quale utilizzava una speciale argilla nella casa di cura da lui fondata.


Scopi terapeutici dell'argilla

L’argilla possiede qualità disinfiammanti, antitossiche, depurative, rigeneranti, cicatrizzanti e antibatteriche, in quanto essa è caratterizzata dalla capacità di assorbire le sostanze disciolte nell’acqua, inibendo quelle tossiche, ed, inoltre, di sollecitare le metamorfosi chimiche, conservando immutati i suoi elementi.


L’argilla può essere utilizzata in vari modi: sotto forma di acqua argillosa, di cataplasmi freddi o caldi, o in polvere pura. Tra questi, l’acqua di argilla è il metodo più diffuso, pratico e meno sgradevole. Si prepara in tale modo: si versa in un bicchiere d’acqua un cucchiaino da caffè di argilla ventilata, reperibile in erboristeria, si mescola e si lascia riposare finché la polvere si deposita sul fondo del bicchiere. Tale soluzione va bevuta al mattino a digiuno avendo cura di non ingerire la posa del bicchiere. L’argilla può essere utilizzata, per uso interno, anche sotto forma di compresse.


Esistono diversi tipi del nostro rimedio naturale in commercio, la scelta tra di essi si basa sul loro colore. Abbiamo così l’argilla bianca, o caolinite, contenente il 48% di silicio ed il 38% di alluminio ed utilizzata in casi di stitichezza o per uso esterno; l’argilla verde, o montmorillonite che contiene il 50% di silicio ed il 10% di alluminio, apprezzata per le sue qualità assorbenti; l’argilla grigia, o luvos, contenente il 60% di silicio ed il 20% di alluminio, utilizzata specialmente in Germania (dove viene estratta) per uso interno; il rassoul, argilla saponosa di colore marrone estratta in Marocco orientale e che, per le sue qualità schiumogene, viene utilizzata a scopo detergente e cosmetico.


Ma in quali casi può essere impiegata a scopo terapeutico e cosmetico la “terra che guarisce”?

Per via interna, in caso di disturbi dell’apparato digerente, sono indicate la luvos e l’argilla bianca, per le loro qualità assorbenti ed antibatteriche. Per uso esterno sono utilizzabili anche altri tipi di argilla, purché dotati di una buona azione di scambio ionico in grado di corroborare e, quindi, rigenerare i tessuti cutanei. E’ il caso, ad esempio, di impurità della pelle, acne, eczema, ferite.


Sotto forma di cataplasmi caldi è, inoltre, ottima per combattere l’artrite, l’artrosi, l’asma, le coliche, la colite, la faringite; mentre mediante cataplasmi freddi cura gli ascessi, la cefalea, le contusioni, le fistole.


L’acqua argillosa può essere utilizzata in sciacqui negli ascessi dentari, nella caduta dei capelli, nelle congiuntiviti, nelle irrigazioni vaginali. La polvere pura costituisce, invece, un valido aiuto nei casi di anemia, cistite, diarrea, gastrite, intossicazioni, meteorismo.


Vi sono comunque da osservare alcune particolari precauzioni nell’uso terapeutico esterno dell’argilla: sono da evitare applicazioni in alcune zone specifiche, come i reni, sugli anziani, durante la digestione, nei giorni del ciclo mestruale, ed in ogni caso di eccessiva sensazione di freddo o di caldo.



Medicina dolce

MASCHERA PER L’ACNE

Mescolare 3 cucchiai di argilla bianca in polvere con un cucchiaino di olio di mandorle dolci e qualche goccia di propoli. Diluire con 4-5 cucchiai di acqua tiepida, fino ad ottenere una crema che verrà applicata sul viso e tenuta per 10 minuti. Togliere, poi, la maschera con acqua tiepida. Tale trattamento va ripetuto una volta alla settimana.


IMPACCO PER CAPELLI DEBOLI E SFIBRATI

Versare in una ciotola 100 gr di argilla e mescolarla con acqua tiepida fino a formare un composto cremoso. Aggiungere 1 cucchiaio di olio di oliva e applicare sui capelli puliti e umidi, massaggiando affinché l’argilla entri in contatto con il cuoio capelluto. Avvolgere i capelli con la pellicola da cucina e lasciare agire per 1 ora. Sciacquare più volte con acqua tiepida ed asciugare tenendo il phon a distanza.

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