Pubblicato su "Lo Stilo" nel luglio 2001
Dalla tradizione indiana il massaggio ayurveduco.
L’Ayurveda, la più antica medicina dalla quale prende, appunto, il nome la tecnica di massaggio di cui tratteremo nel nostro consueto appuntamento, ha origini indiane e significa “scienza della Vita”.
Secondo la leggenda, diversi millenni fa i saggi che vivevano negli eremi alle pendici dell’Himalaya, osservando i mali e le infermità fisiche degli uomini delle città, decisero, aiutati dalla meditazione e dall’isolamento, di venire in soccorso dell’umanità componendo i criteri basilari della medicina “divina”, ossia, appunto, dell’Ayurveda, la quale ha come presupposto la concezione olistica dell’uomo che vede l’aspetto fisico e quello psicologico di quest’ultimo, strettamente connessi e completati da quello spirituale. Ma, con il trascorrere del tempo, inevitabilmente, la maggior parte di questa eccezionale conoscenza andò smarrita, ed è stato solo per mezzo del continuo lavoro di ricerca di uomini di cultura, che tale antico sistema medico ha avuto una nuova diffusione negli ultimi cinquanta anni in tutto il mondo.
Tale metodo incontra oggi molto successo, e ciò in quanto non risulta aggressivo nei confronti della persona da trattare; è, in sostanza, un metodo di prevenzione piuttosto che di cura; le terapie di cui fa uso non hanno effetti collaterali nocivi.
Nell’ambito della filosofia dell’Ayurveda, consistente in un insieme di conoscenze che permettono all’essere umano di vivere in totale connessione e armonia con le leggi della Natura, fondamentale importanza rivestono i tre dosha, ossia i tre principi metabolici, elementi base della costituzione che si evidenziano in ogni individuo, essendo così responsabili delle sue peculiarità fisiche e psicologiche.
Secondo Sushruta, autore di un importante e antico studio sul metodo di cura ayurvedico, la perfetta salute dell’uomo è il risultato dell’equilibrio dei tre dosha, del buon funzionamento della digestione, dei tessuti, delle funzioni escretorie e del pieno compiacimento e beatitudine della mente, dei sensi e del proprio sé.
I tre dosha: vata, pitta e kapha, nello stato di salute devono, quindi, essere in equilibrio per poter regolare il corpo in maniera coordinata ed armonica. Quando ciò non avviene, ossia quando uno di essi prevale sugli altri, si ha lo stato di malattia, in quanto, governando ognuno un tipo diverso di attività fisiologica del corpo e della mente, è necessario che essi lavorino in sinergia.
Vata (ossia ciò che si muove) controlla il sistema nervoso, regola il sonno, la respirazione, la fonazione, la peristalsi gastrointestinale, l’eliminazione di feci ed urine, il parto, il movimento degli arti, il sistema tattile ed uditivo, e, a livello mentale è correlato all’attivazione dei centri nervosi, all’entusiasmo ed all’energia.
Pitta (ossia ciò che produce calore) controlla il sistema endocrino, la produzione degli enzimi e delle secrezioni digestive, l’attività del fegato, la produzione dell’emoglobina, gli stimoli della fame e della sete, la percezione visiva. A livello mentale è pertinente alla capacità di comprensione intellettuale ed alla creatività.
Kapha (ossia ciò che ha natura timida) regola il sistema immunitario, l’equilibrio dei fluidi, l’accrescimento corporeo, attribuisce energia e resistenza fisica, attiene alla percezione olfattiva e gustativa. A livello mentale stabilizza le emozioni e concerne la memoria.
Le peculiarità fisiche e psicologiche di un individuo sono, quindi, correlate al grado di predominanza di un dosha rispetto agli altri; l’osservazione di tale squilibrio permette al medico ayurvedico di individuare i diversi tipi costituzionali, valutare le esigenze di ognuno di essi ed i rimedi più adatti. Normalmente gli individui presentano caratteristiche riferibili a due dosha (vata-pitta, pitta-kapha), raramente a tutti e tre (vata-pitta-kapha).
Dopo aver individuato i dosha prevalenti nella persona da sottoporre a trattamento, si interviene sul corpo con il massaggio ayurvedico. Tale metodica prevede l’intervento di uno o più operatori che massaggiano in sincronia la stessa persona utilizzando speciali unguenti (ne esistono ben 136) ottenuti da erbe e misture di oli essenziali e latte, fatti colare goccia a goccia da un filtro tenuto sospeso sul capo del paziente. Gli oli utilizzati sono quelli tradizionali indiani specifici per i tre dosha e per le loro combinazioni; quelli più comunemente usati sono comunque l’olio di sesamo, quello di ricino, di senape e di oliva. La presenza di più operatori permette di effettuare un massaggio mantenendo il corpo caldo per tutta la durata del trattamento.
Tra le diverse tecniche di cui fa uso il massaggio ayurvedico, le più comuni sono quella calda e quella fredda. La tecnica calda prevede l’uso di olio intiepidito e si realizza partendo dal massaggio della pianta dei piedi fino ad arrivare alla testa. Viene utilizzata per stimolare la circolazione venosa e per incoraggiare la propagazione del sangue puro attraverso le arterie.
Con la tecnica fredda la pressione viene esercitata, viceversa, dalla testa ai piedi; essa risulta utile per eccitare la circolazione arteriosa, per sciogliere i grassi ed in caso di malattie della pelle.
La validità del massaggio ayurvedico è correlata, altresì, alla conoscenza dei marma, ossia delle aree vitali del corpo umano in cui sono collocati punti d’incontro di nervi, vasi sanguigni, legamenti, articolazioni e muscoli, e la cui manipolazione è in grado di arrecare enormi benefici.
Il massaggio ayurvedico, a differenza di quello occidentale, viene effettuato anche con i piedi e segue l’iter classico: dopo essere stato unto d’olio, il paziente assume diverse posizioni e viene massaggiato lungamente mediante i tipici movimenti (impastamento, sfioramento, percussioni, pressione, frizioni, drenaggio, picchettamento, vibrazioni, mungitura), ed utilizzando anche la tecnica della riflessologia plantare mediante la quale, stimolando adeguatamente particolari punti del piede, si agisce, di riflesso, sulle parti del corpo ad essi collegati tramite una terminazione nervosa. Segue, poi, un bagno rilassante, spugnature fredde e l’assunzione di acqua o di tisane depurative necessarie affinché possa essere facilitata l’espulsione delle tossine messe in circolo dal massaggio.
E’ importante che durante il trattamento vi sia sincronia tra il respiro del massaggiatore e quello del paziente, affinché tra i due avvenga quella perfetta fusione che favorisca la completa simbiosi di spirito e corpo.
I benefici derivanti da questa particolare tecnica di massaggio sono numerosi: attiva la circolazione sanguigna e linfatica, agisce sulla colonna vertebrale, rinforza i muscoli, mantiene flessibili le articolazioni. Favorisce l’interscambio dei fluidi corporei, rimuove le tossine, riequilibra i livelli ormonali, favorisce l’irrorazione sanguigna dei tessuti. Agisce sul sistema nervoso calmando i nervi in caso di stress, tensione, ansia. Se praticato con regolarità, è ottimo per l’eliminazione di insonnia, emicrania e stanchezza. Regola la funzione intestinale eliminando la costipazione e coadiuvando l’assorbimento degli alimenti. E’ utile nelle atrofie muscolari, distorsioni, stiramenti, problemi di circolazione, crampi. Costituisce un ottimo sollievo anche per le donne in gravidanza.
Il massaggio va eseguito con calma e può durare fino a due ore. E’ consigliabile sottoporsi a due sedute alla settimana per il primo mese, ed ad una seduta al mese per i successivi.
Vi sono, comunque, da osservare alcune norme precauzionali relativamente a tale tecnica: essa è, infatti, controindicata quando è in atto un dolore acuto o un processo infiammatorio e se si soffre di micosi e malattie cutanee contagiose, in quanto si può , così, favorire la loro trasmissione. Inoltre, in caso di strappi o distorsioni di notevole entità, è necessario aspettare 24-48 ore prima di sottoporsi al massaggio, allo scopo di lasciare che l’infiammazione si riduca. In ogni caso di ipertensione o malattie particolari, costituisce sempre regola fondamentale consultare il medico.
Medicina dolce
MASSAGGIO CONTRO LA TENSIONE
Si tratta di un massaggio che si può eseguire da soli sul cuoio capelluto quando ci si sente particolarmente agitati. Prima si accarezza tutta la testa, poi si eseguono dei movimenti circolari con il pollice e la punta delle dita. E’ consigliabile soffermarsi sui punti in cui si accumula maggiormente la tensione, ossia dietro le orecchie e alla base del cranio. Passare le dita tra i capelli e tirarli lievemente. Per concludere, effettuare una delicata pressione sulle orecchie e sulle tempie.
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