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  • Immagine del redattoreValentina Ivana Chiarappa

La B17 contro il cancro


Pubblicato su "No Comment" - anno II n.8 - luglio 2005

Dal modesto seme di albicocca, forse la soluzione alla terribile malattia. Perché questa sostanza è stata dichiarata illegale.


Probabilmente non tutti avrebbero mai immaginato che mangiando albicocche, o meglio, il frutto contenuto nel suo seme, si potrebbe allontanare l’attacco del male più temuto nel nostro secolo: il cancro.


Eppure la ricerca che porta a tali incredibili conclusioni, cominciò già nei lontani anni ’70, ed oggi l’interesse per tale accessibile, economica e semplice terapia ha ripreso il suo vigore sulla scorta dei significativi risultati ottenuti da vari studiosi e medici. Ma veniamo ai fatti.


Cosa contengono i semi di albicocca e come agiscono

I semi di albicocca, come quelli di pesche, ciliegie, uva, mele, anche se questi ultimi in minor misura, contengono la vitamina B17, conosciuta anche con il nome Laetrile o Amigdalina. Tale sostanza, quando viene introdotta nell’organismo, si scompone in altri due elementi: il cianuro e la benzaldeide (BA) e questi ultimi avrebbero, stando agli esiti conseguiti in numerose analisi di laboratorio, la capacità di uccidere le cellule cancerogene.


Dunque la B17, ovvero la Laetrile, potrebbe effettivamente sopprimere le cellule del cancro grazie ad una reazione citotossica sinergica fra le due sostanze derivanti dalla sua scomposizione: il cianuro e la benzaldeide. Il dott. Krebs, infatti, scopritore della B17, sosteneva che il consumo di 7 semi di albicocca al giorno sarebbe in grado di prevenire la nascita del cancro per l’intera esistenza.


Nel 1972 il Cancer Reasearch (SMKR) di Sloan Memmorial Ketering demandò al dott. Kanematsu Sugiura, suo più prestigioso ricercatore sul cancro con oltre 60 anni di esperienza, di eseguire una sperimentazione per la durata di 5 anni, dal 1972 al 1977. Le deduzioni finali del dott. Sugiura furono le seguenti:

“La Laetrile ha inibito lo sviluppo dei tumori, ha arrestato la metastasi del cancro nei topi, ha alleviato il dolore, ha avuto funzione preventiva del cancro, ha migliorato la salute generale.”

L’azione di tale sostanza è, inoltre, provata dalla bassissima incidenza di cancro rilevata presso alcune popolazioni, quali gli Hunza dell’Himalaya, gli eschimesi aborigeni, gli indiani Navajo e Hopi, che fanno uso di alimenti con alto contenuto di B17.


Vi è da dire che, nonostante l’alta considerazione di cui godeva il dott. Sugiura presso il mondo medico-sanitario, egli fu duramente perseguitato per le conclusioni raggiunte e, per tutta risposta, furono diramate dichiarazioni dall’establishment medico ufficiale, contrarie a quelle espresse da Sugiura.



L’eterna lotta

Non è difficile, infatti, comprendere la portata della catastrofe economica che investirebbe l’industria farmaceutica se una terapia valida e praticamente a costo zero contro il cancro, si basasse sul comunissimo seme di albicocca.


È del 18 giugno scorso la condanna a 63 mesi del medico Jason Vale reo di aver reclamizzato e commercializzato una terapia contro il cancro basata sull’albicocca, a dispetto del relativo divieto intimatogli dalle autorità sanitarie nell’aprile del 2000.


Ciò in quanto, nonostante gli eccezionali risultati ottenuti da quest’ultimo e nonostante l’esistenza di una folta documentazione e bibliografia in merito all’efficacia del rimedio, secondo il Dr. Lester M. Crawford, commissario della Food and Drug Administration: “Non c’è nessuna evidenza scientifica che sostiene che il Laetrile possa offrire altro che false speranze ai malati di cancro”.


Ancora una volta, dunque, la salute pubblica è in situazione di sudditanza rispetto al business dell’industria farmaceutica. Quest’ultima, infatti, ha prontamente sollecitato la FDA a rendere illegale la B17 per il solo fatto che il costo di lunghe e complicate sperimentazioni del rimedio, non varrebbero l’acquisizione di brevetti, in quanto i prodotti presenti in natura, commercializzabili ovviamente in qualsiasi negozio, non possono essere brevettati. E sappiamo bene che tali diritti, consentendo di guadagnare sulla vendita dei prodotti farmaceutici, costituiscono il sostegno finanziario primario del settore sanitario.

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